"Il museo tra storia e costume. Opere dai depositi"
dal 12 luglio al 22 settembre 2013
Un viaggio nel cuore del museo attraverso una selezione di opere che sintetizzano la storia del costume, degli artisti, dei luoghi e dei collezionisti. Volto in ombra – e certo non meno interessante – del museo, i depositi costituiscono un indispensabile serbatoio che custodisce le opere escluse, spesso principalmente per motivi di spazio.
Realizzata dal Comune di Palermo, Assessorato alla Cultura, e dalla Galleria d'Arte Moderna, la mostra "Il Museo tra storia e costume", a cura di Antonella Purpura e di Fernando Mazzocca, racconta alcune di queste possibili storie, attraverso un cospicuo numero di opere provenienti dai depositi della GAM normalmente non visibili al pubblico. Opere che mostrano quanto ampio fosse l'orizzonte collezionistico locale: per la maggior parte opere di area siciliana, dal neoclassicismo alla straordinaria stagione del liberty fino alla metà del '900, con alcune inaspettate e inattese sorprese "forestiere", da un sontuoso rappresentante dell'arte d'accademia torinese – Giacinto Grosso – fino al frizzante pittore di genere veneto, ricercato in Europa e in America, Giacomo Favretto.
La mostra, attraverso sette sezioni tematiche, ripercorre la storia dell'arte dell'Ottocento e del Novecento in Sicilia e in Italia. Le prime cinque sezioni esplorano la suddivisione in "generi" che caratterizzano entrambi i secoli; la sesta sezione è dedicata al Novecento, che metterà in crisi proprio tale suddivisione, svincolando l'arte dalla gerarchia che vedeva nella pittura di storia un genere più impegnativo del ritratto o del paesaggio, o della pittura di genere. La settima e ultima sezione mette invece in luce l'anima stessa dei depositi, attraverso una serie di opere rappresentative di nuclei monografici di artisti come Antonio Ugo, Domenico Trentacoste o Pippo Rizzo, di cui il museo conserva serie di opere particolarmente significative che rendono le collezioni indispensabili allo studio e alla conoscenza di questi artisti.
La mostra ha ricevuto il sostegno della Fondazione Salvare Palermo, che ha contribuito ad alcuni interventi di restauro, e della S.T.Art-Test – società di servizi diagnostici per l'arte, il territorio e gli ambienti – che ha realizzato una indagine su un dipinto la cui attribuzione è stata oggetto di dibattito e approfondimento scientifico: il Ritratto di Domenico Galati di Riella, inizialmente attribuito a Federico Zandomeneghi.
Progetto e organizzazione: Civita Sicilia
Catalogo: Silvana Editoriale