L'ordinamento scientifico del museo è articolato in 14 sezioni tematiche che consentono un'agevole lettura della fisionomia e della storia delle collezioni.
Le 214 opere esposte (176 dipinti e 38 sculture) disegnano i percorsi che, dalla fondazione della Galleria fino ad oggi, hanno contribuito alla formazione di un nucleo rappresentativo del meglio dell'arte moderna in Italia: dalle acquisizioni dei primi del Novecento – secondo quel gusto che privilegiava gli acquisti presso le più importanti rassegne nazionali e internazionali (come le Biennali di Venezia) o presso prestigiose gallerie private – ai lasciti e alle donazioni.
Ma il percorso espositivo rappresenta solo la punta dell'iceberg del patrimonio custodito nella collezione della GAM, la sintesi più visibile.
I depositi costituiscono infatti il volto in ombra, ma certo non meno interessante, del museo: un indispensabile serbatoio che custodisce le opere escluse, spesso principalmente per motivi di spazio, che sono però in egual misura studiate e rese fruibili sia attraverso la pubblicazione di un regesto esaustivo, sia attraverso esposizioni dedicate, tra cui la recente mostra "Il Museo tra storia e costume".
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Piano terra
L'arte alle grandi Esposizioni: il genere storico nei formati monumentali
Il monumentale gruppo scultoreo è ispirato a un tema tratto dalla Divina Commedia, secondo un gusto molto in voga al tempo. L’alto valore artistico dell’opera la rende una tra le più significative testimonianze nella collezione della Galleria.
Il dipinto raffigura l'antica agorà di Siracusa nel momento in cui si celebra il funerale dell'eroe corinzio Timoleonte. In questa scena di sentita commozione corale l’autore rimanda metaforicamente al valore degli eroi risorgimentali.
Il dipinto, dal formato monumentale, rievoca uno degli eventi più significativi della storia d’Italia. La famosa rivolta siciliana dei Vespri, per la sua grande valenza civile, divenne un episodio emblematico degli ideali risorgimentali, un esempio di ribellione democratica e patriottica che tanto affascinò i pittori dell’Ottocento.
Il ritratto tra Neoclassicismo e Romanticismo
Questo ritratto costituisce senza dubbio una delle opere più importanti dell’artista palermitano. La presenza della colomba quale simbolo d’innocenza conferisce al ritratto un’inequivocabile valenza emblematica, ricorrente nella ritrattistica di Patania, evocando sul piano formale persino la ritrattistica rinascimentale.
Il lungo tramonto della mitologia neoclassica
L’olio fa parte della serie mitografica dedicata agli amori di Giove e raffigura la versione del mito narrata da Ovidio: la giovane Europa è rapita da un bianchissimo toro che è in realtà solo uno dei tanti travestimenti del voluttuoso padre degli dei. Mentre lei, impaurita, si ritrae dai flutti, la sua veste rigonfiata dal vento, è trattenuta da Amore.
La celebrazione di Garibaldi tra storia e mito
Esposta al Salon parigino del 1866, l’opera costituisce il capolavoro di Liardo. Il pittore si era arruolato nel maggio 1860 nelle file delle Camicie rosse, insieme ad altri artisti siciliani quali Francesco Lojacono, Vincenzo Ragusa ed Ettore Ximenes.
Francesco Lojacono e una nuova immagine della Sicilia
Lojacono, noto come "ladro del sole" per la sua attenzione alla resa della luce, ritrae la città da un punto di osservazione ampiamente sperimentato da artisti siciliani e non. La Veduta di Palermo è una straordinaria sintesi tra l'attenzione ai dettagli e l’inquadratura d’insieme con un sapiente uso della materia cromatica e della resa luministica.
Primo piano
Il Realismo di Verga nella pittura di denuncia sociale
La grande tela fu concepita durante un soggiorno dell’artista presso il barone La Lumia, suo amico, proprietario di miniere di zolfo. Il soggetto, così “umile” in un dipinto di tali dimensioni, inserisce l’opera nel filone della pittura verista e le dà un forte connotato di denuncia sociale.
La poetica del "vero" nei temi letterari e nelle scene di genere
La produzione pittorica del pittore veneto nell’ultimo scorcio dell’800 si connota, come in questo dipinto, per una maggiore attenzione al versante sociale e per una sincera partecipazione visiva alla realtà del mondo contadino.
Estetismo ed Esotismo tra Otto e Novecento
Il ritratto della giovanissima fanciulla avvolta in un morbido telo è soprattutto un pretesto per giochi cromatici e di luce. Il soggetto è trattato con grande libertà espressiva e un linguaggio aggiornato su tematiche e cifre stilistiche di gusto europeo.
Antonino Leto e la fortuna del paesaggio mediterraneo
Pittore di altissimo livello, Antonino Leto si forma tra Palermo, Firenze, Napoli e Parigi. Nonostante l’accoglienza e i lavori affidatigli dai Florio, scelse di abbandonare la vita palermitana. Questa marina ritrae proprio uno degli scorci dell’isola di Capri in cui il pittore siciliano si ritirò sin dagli anni ’80 dell’Ottocento.
Ettore De Maria Bergler e il Naturalismo lirico di fine secolo
Donato alla nascente Galleria nel 1908 da Vincenzo Florio, che lo aveva acquistato alla Biennale di Venezia, il dipinto ritrae una Taormina accesa di sole e dominata dalla mole imponente dell’Etna innevato. La stesura pittorica coniuga con spigliatezza rapide campiture a filamenti minuti e a tocchi succosi e materici.
La Palermo arabo-normanna e la riscoperta di Selinunte nelle vedute tra Otto e Novecento
Nell’Ottocento San Giovanni degli Eremiti è una delle mete predilette dei viaggiatori europei e uno dei soggetti più amati dai pittori. La tela di Rocco Lentini raffigura il prospetto orientale con le absidi testimoniando del colore azzurro originale delle cupole, precedente ai restauri della chiesa effettuati nel 1882.
Michele Catti e il paesaggio interiore
Catti si dedica qui al tema della strada solitaria immersa in uno squarcio di paese, quasi un genere indipendente nell’ambito della pittura di paesaggio. Il soggetto, denso di valenze sentimentali e di paralleli emotivi, diviene così una melanconica metafora visiva dell’esistenza umana.
Michele Catti e la veduta urbana sull'onda delle rimembranze
Sotto una inconsueta luce autunnale Palermo appare come una capitale europea in un dipinto neoimpressionista; Michele Catti fonde le suggestioni della pittura francese con una poetica del ricordo e della malinconia.
Secondo piano
Il gusto delle Biennali di Venezia tra simbolismo e modernismo
Il dipinto fu acquistato alla Biennale di Venezia del 1909, dove suscitò molto scalpore per la sua inquietante forza espressiva. Franz von Stuck, unico artista straniero in collezione, tratta spesso temi ispirati al contrasto tra Bene e Male che hanno come protagoniste creature femminili ammalianti come la donna tutta avvolta dal serpente de Il peccato.
Ettore Tito, Amore e le Parche (Olio su tela, 1909)
Il dipinto ritrae un Eros fatale che in accordo con le Parche domina una coppia sottomessa di amanti. La pittura di Ettore Tito tratta soggetti allegorici d’intonazione simbolista spesso caratterizzati da una forma epica e permeata dal classicismo dionisiaco degli scritti di Nietzsche. Qui Tito mostra di accogliere suggerimenti da Aristide Sartorio ma di guardare anche ai pittori di area germanica.
Giovanni Boldini, Femme aux gants (Olio su tela, 1901)
La Femme aux gants è da identificare con la signorina Emiliana Concha De Ossa, ritratta più volte da Boldini a Parigi. In questo dipinto, Emiliana appare solo a mezzo busto e la veste è tracciata da rapidissime pennellate di colore: Boldini dà vita ad un’immagine vibrante di donna, emblema di “pariginismo e modernità”.
I percorsi del Novecento italiano
Nel dipinto, acquistato alla Biennale di Venezia nel 1928, lo spazio è ripido, deformato; le figure che abitano “il mondo sospeso” di Casorati sono spesso solitarie, mute, chiuse in se stesse anche se fanno parte di un gruppo; le geometrie del mappamondo e dei segni scritti sulla lavagna e nel libro in primo piano, quasi nature morte, fanno forse eco alla complessa geografia di un mondo sospeso tra le due guerre.
Fausto Pirandello, Maternità. Mosè salvato (Olio su tavola, 1934)
Come altre opere dell’artista questa Maternità esprime una conoscenza approfondita e meditata tanto delle avanguardie europee che della tradizione classica. Il richiamo biblico allude a una quotidianità umana della storia e probabilmente anche al vissuto dell’artista per il quale forse posarono la moglie Pompilia con Pierluigi neonato.
Massimo Campigli, Le nozze (Olio su tela, 1934)
Dedicatosi alla pittura come autodidatta, Campigli scoprì al museo di Villa Giulia l’arte etrusca. In queste Nozze, insieme giocose e solenni, le sue tipiche “donne fatte a clessidra” disposte attorno al centro rappresentato dalla sposa, frontale, ieratica, bianchissima, evocano un mondo “altrove” e “altrimenti”.
Renato Guttuso e il "Gruppo dei Quattro"
Questo Autoritratto appartiene ad una stagione produttiva, ricca di stimoli e caratterizzata da un cromatismo forte e profondo: da una visione ravvicinata, sghemba, l’artista assume la posa tradizionale del “malinconico”, con la mano a reggere il viso, una sprezzante e pigra sigaretta in bocca, lo sguardo pungente e vivo.
Come scrive Pippo Rizzo la pittura di Elisa Maria Boglino presenta un carattere di universalità propria dell’Arte classica del Quattrocento italiano con uno stile ricco di vita e di umanità. Attraverso una pittura ridotta all’essenziale in cui i toni di colore sono parsimoniosi, e i chiaroscuri ben ritmati ed equilibrati, le figure emanano un gran carattere, perfino nel disegno delle mani e dei piedi.