Re e Regine - Mostra nel cortile Bonet della GAM
22 e 23 settembre 2018
"Re e Regine" è una mostra nell'ambito del Palermo Pride Village allestita presso il quattrocentesco cortile Bonet, all'ingresso della Galleria d'Arte Moderna, visitabile nelle giornate di sabato 22 e domenica 23 settembre.
Per l'occasione il museo terrà aperti i battenti fino alle 22.15, con accesso gratuito al cortile Bonet e ingresso ridotto a 5 euro per chi volesse visitare le sale museali al piano terra dalle 17.30 alle 22.00.
Otto fotografi indagano sul tema del genere mettendo al centro della ricerca l'identità dell'essere umano e diversi momenti della sua esistenza. Gli scatti sono 15 e, sviluppati e stampati in grande formato, sono l'allestimento artistico del Palermo Pride Village 2018.
A partecipare al progetto sono Desideria Burgio, con il suo doppio ritratto Maziar / Maziar e Maziar / Maziar; Francesco Paolo Catalano, con due fotografie dedicate alle espressioni della moda, Eclisse (Patty Owens) e a un viaggio nel tempo nella Palermo degli anni Ottanta, Domenica Pomeriggio. In bianco e nero e pers* tra i boschi c'è la degenerazione secondo Alberta Cuccia, dal titolo Rose. Un taglio che più si avvicina alla cronaca è quello di Francesco Faraci, che espone due foto del più ampio progetto Le Belle di San Berillo e l'indagine sul genere e sulla degenerazione, legata al tema del Palermo Pride 2018, de*genere, è contaminata da quella sul tema dell'etnia e del sociale con lo scatto di Marco Fato Maiorana Adam che espone anche Trust Game un gioco sulla fiducia. Linguaggio solo apparentemente simile a quello di Paola Schillaci nella sua Mio re, mia regina che è allestita insieme a Le faremo sapere: un fermo immagine evocativo e che presenta l'ancora distorto meccanismo di potere contemporaneo che vede un ragazzo padre dover fare i conti con l'impegno familiare e quello lavorativo. Angelo De Stefani presenta la coppia di ritratti Ancora Tu e Dimmi: due fotografie che si leggono insieme e che insieme conservano e rivelano la doppiezza del genere – e del sesso – nel femminile e nel maschile. Specchio, specchio delle mie brame vede il performer e madrina dello scorso Pride, Ernesto Tomasini, nella doppia identità di uomo e donna, di uomo e figura attoriale, di uomo e riflesso. Lo scatto è di Angelo Macaluso, che porta in mostra anche Angel*: senza sesso e senza età, l'essere veglia su Palermo guardandola dal mare.
«La mostra è fortemente legata all'apparire, sia nel suo significato che nel suo linguaggio: è interamente tesa alla distinzione del sesso con il genere, alla separazione di questi due concetti che, anche se sappiamo essere appartenenti il primo alle categorie biologiche e il secondo alle categorie culturali e sociali, non smettiamo di fare intrecciare e di mescolare fino a farli diventare un'illusione unica e collettiva. Non nasciamo che maschi o femmine e come maschio o come femmina trascorriamo i nostri primi momenti sulla terra. Possiamo comprendere e scegliere in seguito ciò che voglio diventare: scegliere se diventare uomini o se diventare donne e non solo, non esiste cristallizzazione. La degenerazione non si inceppa nella crescita e nella trasformazione da maschio a donna o da femmina a uomo e ancora da maschio a uomo e da femmina a donna: io posso desiderare di essere continuamente in transizione e come molti transessuali scegliere di non cambiare mai il aspetto esteriore lasciando che sia solo la mia anima a mutarsi. Ecco la differenza tra cntenuto e contenitore. La mia voce, il mio continuo divenire e il mio costante mutamento di sesso culturale così non si cristallizzano mai. Il genere è allora parte della sfera dell'apparire e resta negli occhi di chi guarda. Le immagini in mostra, nella loro complessa totalità e nelle differenze di punti di vista e soggetti, giocano con i diversi livelli di fruizione innescando un meccanismo di sensazioni: è piacevole e divertita, è un dubbio, è fremito per l'ambiguità ed è tensione per l'androginia. Le immagini in mostra invitano l'osservatore a guardarle più e più volte per essere lette e lasciano indietro a tremare quelle carni che si lasciano intimidire, turbare e inorridire. L'androginia, che sempre evoca un sentire ancestrale e contrastante, è anche qui seducente e turbante, è un disagio ed è una ricchezza: l'androginia non lascia, mai, indifferenti.» (Ernesto Tomasini)